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L’antica pila simbolo dell'energia a sostegno del lavoro dell'uomo nelle risaie sta tornando alla luce quale simbolo della storia e della tradizione della famiglia RIGO L'antico opificio RIGO ospita da sempre la Pila costruita  nel 1772 del Conte Orazio Giovanni Battista Porto su concessione della Serenissima. La pila era la struttura che ospitava i macchinari che tramite 8  pestelli andavano a 'raffinare' il riso raccolto dalle mondine. Le persone che lavoravano nella pila  erano quindi addetti alla 'pilatura' ed erano chiamati comunemente 'piloti',  alle dipendenze dei proprietari terrieri, proprietari quindi anche delle pile. La nostra pila ospita, al piano superiore, una zona di riposo per i lavoratori. In tale zona è presente anche un camino che veniva utilizzato per scaldare il locale nei periodi più freddi. Al piano terra troviamo  8 "pile" o “piste”  ricavate in un monoblocco di marmo rosso di Verona con relativi pestelli ( meccanismi verticali di legno lunghi circa due metri la cui estremità inferiore termina con una parte appuntita in metallo).Inseriti su un telaio di legno e forniti di un apposito manico sul retro, i pistoni sono mossi alternativamente da una serie di bracci metallici, fissati, con disposizione ad elica, su di un albero in legno posto orizzontalmente alle spalle dell’intera struttura. L’albero in legno è a sua volta azionato da ingranaggi collegati alla ruota ad acqua esterna. Questo sistema di pilatura consentiva la lavorazione di due parti di riso al giorno con un lavoro che si poteva protrarre anche per 18 ore. Il manufatto si trova in questi giorni allo studio di artigiani  che stanno programmando interventi di restauro della parte lignea ed il rinforzo dei vari elementi che la compongono...

Villa Chiericati, Porto ora Rigo a Vancimuglio   L’edificio, progettato da Andrea Palladio per Giovanni Chiericati, fu acquistato da Ludovico Porto nel 1574 la cui moglie Massimilla lo portò a termine entro il 1584. L’edificio fu iniziato da Giovanni di Nicolò Chiericati, ma, come del resto rileva Puppi, alla data del suo testamento “non molto, in verità, doveva esser stato fatto”. Lionello Chiericati, figlio di Giovanni, dichiarava di possedere nel 1564 a Vancimuglio “una casa dominicale grande, murata, cupada, senza solari ne finestre, desfornida, non habitata con disegno di sala et camere”. Ancora Puppi rilevava quindi: “passata a Ludovico Porto nel 1574, la fabbrica dovette venir sollecitamente completata se, nel 1584, è dichiarata ‘palazzo novo’” in una stima di Battista Marchesi marangon e di Domenico Groppino, noto capomastro spesso esecutore di progetti palladiani. Con ogni probabilità, dopo la morte del marito (Ludovico Porto), Massimilla fu responsabile del completamento della villa di Vancimuglio. Infatti seguendo i legami parentali, è emersa la figura di Massimilla Porto di Ippolito, cognata di Annibale Serego. Figura femminile forte  che evidenzia  e non delega ad eccezione  il rapporto tra Palladio e la committenza “femminile”. Ludovico Porto, cognato di Annibale Serego, fu  protagonista, di un’importante matrimonio. Nel 1572 prese infatti in moglie la parente Massimilla Porto, figlia di Ippolito e sorella del Giovanni Paolo spesso riscontrato in stretti rapporti coi Serego. All’atto dotale di Massimilla, stilato in casa di Alfonso Porto, non figurano testimoni rilevanti, ma di assoluta consistenza è la sua dote, che ammontava a ben diecimila ducati. La cifra, con ogni probabilità, fu investita da Ludovico per acquisire – al pari dei parenti e nella fattispecie dei Serego – una villa disegnata da Andrea Palladio, o meglio un cantiere impostato su progetto dell’architetto. Come noto, infatti, il conte vicentino acquistò nel 1574 la villa dei Chiericati di Vancimuglio. Evidentemente, all’atto d’acquisto (DA PORTO BARBARAN , La famiglia Porto dal 1000 ai giorni nostri… cit. ricorda il documento di acquisto tra gli atti di Francesco Bassan, alla data 4 novembre 1574. Nelle carte rogate (ASVI, Notai Vicenza, Francesco Bassan b. 7188 [1572-1575]) manca purtroppo il documento di acquisto della villa di Vancimuglio.), Ludovico Porto doveva essere ben consapevole delle difficoltà nel portare a termine cantieri basati su progetti di Andrea Palladio, specie quando l’architetto non poteva seguire le fasi della costruzione. La sua documentata frequentazione della Miega e della Cucca, due edifici incompiuti per i quali si manifestarono numerosi problemi sia nei rapporti con Palladio, sia per la difficoltà di trasmissione dei disegni di Andrea alle maestranze, non dissuase il nobile vicentino dal tentare l’impresa di ultimare il progetto che i Chiericati avevano probabilmente appena abbozzato, sopraffatti, dopo la morte di Giovanni nel 1559, forse da difficoltà economiche o forse dalle complicazioni di un cantiere molto problematico. La sorte, probabilmente, impedì a Ludovico Porto di perseguire il suo obiettivo. Appena un anno dopo l’acquisto della possessione di Vancimuglio dettò infatti il testamento, nella sua casa di Vicenza, alla presenza di Giuseppe Pisani, del phisicus Andrea de Comittis, di Paolo Albari, di Alessandro Banchetta di Bologna, di Baldo Lepore, Alvise Cappello e Sertorio Zotti. Chiese di essere sepolto in Santa Corona dove si trovava la tomba del padre Bernardino e del fratello Alvise, lasciando numerosi legati e, prima di indicare nel figlio Bernardino il suo erede universale, lasciò un preciso lascito alla moglie: “Item statuisce et ordena che la Magnifica et Illustrissima Massimilla sua diletta et amorevole consorte et fiola del q. Magnifico et illustrissimo signor conte Ippolito Porto debba esser bona madonnaet usufruttuaria di beni che esso magnifico testadore. Che ella levar debba tutta la intrada così delle pertinentie de Vancimuglio fino a che l’erede non avrà 21 anni. Et la presente magnifica signora Massimilla della intrada infrascripta debba spender ducati trecento all’anno nella fabrica di Vancimuglio oltra la materia preparada fin che l’infrascritto suo herede pervenirà all’età d’anni quattordici nel qual tempo se incomincerano a far un pocco maggior spesa.” Il documento chiarisce l’esistenza di “materia preparada” per la fabbrica di Vancimuglio, e testimonia che Ludovico Porto aveva avviato il cantiere per ultimare la villa subito dopo l’acquisto dai Chiericati. Per alcuni anni, fino al quattordicesimo di età del figlio Bernardino, Massimilla Porto avrebbe dovuto spendere 300 ducati all’anno per far progredire il cantiere e successivamente avrebbe dovuto incrementare la spesa, in modo da consegnare al figlio ventunenne la fabbrica compiuta. Nove anni dopo, come visto, la “fabbrica nova” era effettivamente ultimata. Non è noto se Ludovico Porto morì dopo la dettatura del testamento certo è che se  Ludovico morì contestualmente all’atto, si dovrà riconoscere a Massimilla Porto la sovrintendenza al cantiere e la sua ultimazione nei tempi prescritti. ...

RISOTTO AL BACCALA ALLA VICENTINA DELLA SIGNORA CARLA - 500 g di riso PALLADIO qualità vialone nano - 200 gr di baccalà alla vicentina - 100 gr di baccalà mantecato - uno scalogno/cipolla - 1000 g di brodo vegetale - un bicchiere di vino bianco - q.b Sale, pepe nero - bottarga della Sardegna - qualche fogliolina di prezzemolo tritatoPREPARAZIONE In una pentola far appassire lo scalogno precedentemente tritato, aggiungere il riso vialone nano, farlo tostare aggiungere il vino bianco, farle evaporare a aggiungere 200 gr il baccalà alla vicentina, aggiungere del brodo vegetale salare, procedente la cottura per 15 minuti circa mescolando continuamente , unire delicatamente il baccala mantecato e terminare la cottura per circa 4 minuti. Togliere dal fuoco il risotto, regolate di sale e pepe e aggiungete la bottarga di Sardegna e qualche fogliolina di prezzemolo trittato e servire. Non fate mai asciugare troppo il riso, il risotto deve risultare morbido ....

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